LEZIONI DI TANGO

LEZIONI DI TANGO

ARTE E COMUNICAZIONE

La danza è una delle sette arti sancite dal giornalista R. Canudo nel Manifeste des sept arts del 1923. In quanto tale, anche il tango è arte. Quando lo affermai per la prima volta ad un congresso internazionale a Torino, un argentino ribatté: ho imparato una cosa nuova, nel senso che ciò, non è il loro approccio primigenio né lo deve essere, ma il tango è anche arte che si invera, unica e irripetibile, nello spazio condiviso con l’altro e nel tempo,con il respiro e con la musica.

Per condividere occorre comunicare, con l’abbraccio, con il corpo, spostamenti di peso, torsioni di busto, delimitazione dello spazio della dama,sospensioni, movimenti tagliati, contrapposti o accompagnati, contatti di piede, bacino, torso.

Comunicare significa sentire, sia nel proporre sia nell’eseguire. Guardare ciò che esegue la dama non è consentito al cavaliere, perché deforma la postura che a sua volta si ripercuote sulla comunicazione.

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LA FORZA DEL BUIO E LA LUCE INTERIORE

Il disagio del buio diviene opportunità per allenarsi e comprendere nel profondo.

Alla fine degli anni ’90 partecipai a seminari organizzati da Silvia Vladimivski, grande coreografa sempre alla ricerca di strumenti innovativi aperti alla creatività, all’emozione, al movimento.

In quell’occasione ella usava il buio per favorire la concentrazione nella comunicazione di coppia e tra le coppie, nella danza del tango. Movimenti semplici e garbati eseguiti ad occhi chiusi per affinare la comprensione reciproca e il delicato cambio di coppia, percependo lo spazio collettivo solo con l’ausilio di un filo dorato virtuale che collegava idealmente i partecipanti. Oggi io preferirei proporre una pratica del genere come un sentire e lasciarsi coinvolgere da energie complessive.

Il buio e la luce dentro evocano le pratiche del taiji chuan, da cui ognuno dovrebbe attingere per migliorare la propria.

Il recente progetto Blindy Dancing, curata da Elena Travaini e Antony Carollo, a dimostrazione che anche al buio si può danzare, porta una rinnovata e ampia riflessione sul tema della comunicazione nel ballo.

Ritengo che questa esperienza che sta riscuotendo successo anche in Europa dovrebbe far riflettere sul fatto che ogni danza di coppia potrebbe esser migliorata a partir da una maggior comunicazione.

Personalmente ho provato una grande gioia nell’eseguire una amalgamazione di passi di tango standard che solo il cavaliere conosceva a memoria, grazie alla sua guida esperta e molto comunicativa.

Nella prassi, tuttavia, sembrerebbe che, mentre nell’insegnamento del tango argentino si è sviluppato molto l’aspetto comunicativo, in molti altri balli prevale ancora l’aspetto mnemonico.

Necessità vuole che il tango argentino affini la consapevolezza del proprio corpo, tramite un indispensabile gioco interattivo tra due persone, generalmente un uomo e una donna.

Si dice che quando ci si dedica alla danza o, se si preferisce, al ballo di coppia, si entra in un mondo diverso, che esclude influenze esterne, per vivere intensamente e con grande consapevolezza ogni azione, propria e altrui.

In questo senso il tango argentino ha vissuto una naturale evoluzione utilizzando concetti contemporanei del tipo energia, armonia, creatività, libertà.

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TANGO E TAIJI CUAN

Da alcuni anni ricerco sinergie con altre pratiche di movimento. Tra esse ho trovato particolare interesse nell’antica arte marziale del taiji cuan che comporta stabilità assoluta in tutte le direzioni,

movimenti naturali, fluidi e rilassati, concentrazione mentale, esercizi di coppia con contatto corporeo che implicano il dovere dell’ascolto reciproco, dell’accogliere il movimento altrui, salvaguardando la propria stabilità, senza uso di forza.

La conquista di postura corretta, flessibilità e controllo delle articolazioni, movimenti naturalmente armoniosi calibrati in tutte le direzioni, controllo consapevole di ogni parte del corpo, respirazione coordinata con il movimento, sono fattori vincenti in tutte le danze di coppia, nel rispetto e salvaguardia del proprio fisico e quello altrui.

Lavorando trasversalmente tra taiji e tango o altre danze, si può attuare nella coppia il concetto di energia autentico, ovvero energia che scorre nella coppia passando inferiormente dal suolo o superiormente in forma circolare, attuando risultati piacevoli da sentire reciprocante con minimo sforzo.

Un grande Maestro, incontrato nel mio percorso, sosteneva che la pratica del taiji al buio è ottima, perché si acquisisce maggior stabilità.

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L’ESSENZA DEL TANGO AL DI LA’ DEGLI STEREOTIPI

Negli anni, il tango è soggetto, come altre danze, a processi di trasformazione con rischi di semplificazione, spersonalizzazione, minor inventiva.

Recentemente si indaga nelle sue radici remote, per ricercarne i fattori autentici.

Emozioni e sentimenti sono – o dovrebbero essere – la vera essenza del tango. Saperli incarnare e esprimere è proprio di questa danza di coppia che accomuna non solo esecutori ma anche autori e spettatori.

Il tango ha i suoi complementi, sembra richiedere i suoi riti. Tra essi: abbigliamento sobrio e elegante (anche se si stanno progressivamente affermando correnti trasgressive), le immancabili scarpe da ballo. Cambiarsi le scarpe costituisce una necessità, un’irrinunciabile consuetudine, soprattutto per le donne.

Si ritiene che i tacchi alti favoriscano la postura e rendano le gambe pronte a qualsiasi reazione. Ma praticare qualche allenamento con il piede libero o con scarpe da danza consente di ricercare più facilmente il contatto con il suolo oltre che a recuperare alcune tradizioni primitive.

Tra gli stereotipi più comuni c’è quello che il tango sia un ballo maschilista. Ma, benché il cavaliere abbia il ruolo di condurre e segnalare, di dominare apparentemente, l’affermazione non è da intendersi in senso assoluto e il ruolo della donna è di per sé importante, tant’è  che è preferibile danzare con la dama più brava, più recettiva alla propria guida.

Del resto, se dama e cavaliere entrassero in competizione o non collaborassero, sarebbe impossibile ballare. Occorre invece completarsi a vicenda, coordinarsi nella danza, adeguarsi.

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AVVICINARSI AL TANGO: METODI DI INSEGNAMENTO

Non vi sono molti materiali pubblicati su come si balla il tango, quanto piuttosto sulla sua storia, o su altri aspetti quali la musica, la canzone, i film, questioni letterarie, politiche, ecc.

Esiste una tradizione orale praticata da padre a figli, da generazione a generazione.

Vi sono molti modi di ballarlo e di comunicarlo agli allievi. Ogni maestro conferisce alla danza caratteristiche particolari nei due ambiti, data l’individualità di ciascuno sia nello stile, sia nei metodi di insegnamento. Da molti anni applico il metodo OttoA, attorno al quale sperimento continuamente.

Nella estrema varietà delle tecniche, alcune azioni sono ricorrenti:

i passi eseguiti mantenendo le ginocchia unite;

la gamba spostata in avanti, indietro, lateralmente, passando ogni volta con il piede che sta muovendo vicino al piede stabile al suolo;

il piede appoggiato al suolo dapprima con l’avampiede, poi con tutta la pianta, in modo graduale.

Se una gamba è stesa l’altra è piegata; le ginocchia ammortizzando progressivamente il movimento.

La posizione cosiddetta apilada del milonguero rende il ballo lento e pesante; l’essere perfettamente sul proprio asse consente, invece, di ballare veloci, senza disturbare il proprio partner.

Emerge invece una sostanziale differenza nell’insegnare la composizione dei passi. La maggior parte ritiene utile condurre ognuno di essi alla nota sequenza da uno a otto passi, intervallandoli con ocio avanti, indietro, ganci, volei, ecc. (cfr. Sistema Dinzel de notacion coreografica).

Altri, invece, preferiscono abituare l’allievo ad affrontare i temi compositivi del tango con un atteggiamento di fondo assolutamente libero da schemi, e ragionare quindi in termini di: avanti, indietro, a lato, incrocio o apertura rispetto a chi mi è di fronte, asse e fuori asse, energie nelle varie direzioni, ecc.

Insegnare è fonte di arricchimento reciproco, è trasmettere il sapere acquisito, è poter continuare ad affinare il proprio metodo di insegnamento.

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UNITA’ DELLA TRIADE CAVALIERE – DAMA – TANGO

Il tango richiede concentrazione, virtuosismo, creatività. E’ sempre una sfida a tre: lui, lei, la musica. La musica suggerisce; il risultato può dipendere da diversi fattori.

Quando si è in grado di riconoscere il ritmo del tango, si è già in grado di ballare un tango, seppure con pochi passi di base. Al contrario, se si esegue un tango con molte figure imitando pedissequamente ciò che si è appreso da altri si rischia di trasformare il tango in una danza tra sordi.

Molti balli di coppia comportano movimento continuo ottenuto incatenando sequenze di passi o giri senza fermarsi.

Il tango introduce la sospensione dello spostamento (corte). La coppia può dunque fermarsi (uscendo dal cerchio del ballo collettivo) e attuare la cosiddetta quebrada.

Non necessariamente i due ballerini si arrestano all’unisono: può arrestarsi solo il cavaliere mentre la dama continua a ruotarvi attorno; viceversa il cavaliere può arrestare la dama e fruire della sua stabilità per spostarsi attorno a lei.

La superiorità compositiva del tango rispetto ad altre danze, sia pur nulla togliendo ad esse, è sorprendente, inestimabile.

Nel tango sembra inverarsi l’asserto – di matrice classica – di varietà nell’unità. In esso vi sono possibilità infinite di esprimersi in termini di alterazioni e varianti.

Dama e cavaliere operano in un preciso contesto, variabile di volta in volta. Molti sono i fattori: le situazioni contingenti, l’ambiente, lo spazio da gestire, il brano musicale.

Ogni movimento è condizionato da ciò che precede e condiziona ciò che segue; il cavaliere opera una mediazione tra ciò che anticipa nella guida e ciò che la musica propone assecondando dinamiche e pause musicali.

Conoscere i brani musicali favorisce dunque le operazioni di prefigurazione. E la musica dunque che suona attraverso i ballerini, che si estrinseca nella melodia e nel ritmo, che si invera nei passi!

Laura Sasso

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